La mia Roma è uguale a Photoshop.
Potrebbe sembrare un’affermazione assurda, eppure quando penso a Roma, e alla mia visione di essa, la cosa che le somiglia di più è Photoshop. Mi spiego meglio.
Rappresentare una città è veramente difficile, anche una mappa cartacea che ne descrive l’urbanistica si tradisce nel momento stesso in cui viene stampata perché la città muta in continuazione.
Muta dal punto di vista architettonico, ma muta ancor più velocemente dal punto di vista non-architettonico. Essa cambia col cambiare delle persone che la abitano, che la vivono. Il pensiero influenza la visione, il movimento influenza lo spazio. E’ quindi inafferrabile l’essenza della città, così strettamente legata alle persone.
Quello che possiamo cercare di fare è crearne una meta-rappresentazione. Ed è qui che entra in gioco Photoshop, meta-rappresentatore per antonomasia.
Immaginiamo di avere un documento di Photoshop con solamente la cartina di Roma, adesso aggiungiamo un livello che rappresenta un argomento “x” della città.
Cosa avremo? Roma + “x” !
Aggiungiamo altri due livelli, “y” e “z”.
Cosa abbiamo? Roma + “x” + “y” + “z”!
Ogni volta che aggiungiamo livelli, la raffigurazione di Roma cambia. Pensiamo ora, che ognuno di noi(esseri dotati di libero arbitrio) possa usare gli strumenti di questo nostro immaginario programma per modificare i livelli, cancellarli o duplicarli.
Che meta-rappresentazione di Roma esce fuori? Caotica?
Forse si può fare di più.
Quindi, con un ultimo sforzo di fantasia, salviamo l’immagine ottenuta e ripetiamo l’operazione per ogni istante del tempo che passa. Avremo così ottenuto una serie infinita di immagini che ci narrano la città come una sorta di ordito mutevole, di cui noi possiamo solo descriverne porzioni e metodi di analisi.
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lunedì 14 aprile 2008
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