martedì 6 maggio 2008

Mappa mentale • Felicetti Carla



A volte mi sembra quasi che sugli strati della citta' storica, millenaria, ci sia una nuova citta', metaforicamente legata da una maglia a quella precedente, ma sospesa, quasi fosse altro, un qualcosa di effimero rispetto al peso e alla fisicita' dell'architettura che la contiene. Sembra che esistano 2 citta': una FISICA, STATICA e una FLUIDA, sempre in DIVENIRE, che potrebbe essere li come non esserci affatto.

Me ne sono resa conto di recente, quasi per caso...

Il primo maggio i TG nazionali davano notizie dell'esodo di massa che c'e' stato a Roma. Milioni di persone hanno letteralmente svuotato la citta' millenaria e tutti i mezzi di informazione ne parlavano all'unisono in termini di statistiche, percentuali di esodo, di Km di code sulle autostrade, di consolari intasate, di comparazione di grafici tra l'esodo di quest'anno e quello dell'anno scorso, di incubo del rientro.

Io il primo Maggio ho letteralmente girovagato per Roma in sella alla mia "vecchia Bezzy" , sentendomi un po' Nanni Moretti in "Caro Diario". Una Roma completamente deserta come non mi e' mai capitato di vedere. Ho visto una "citta' statica": un semplice susseguirsi di edifici piu' o meno belli, piu' o meno antichi, piu' o meno storici...piu' o meno tutti uguali. Tutta una immensa struttura troppo grande per quei quattro gatti che c'erano a spasso. Una grande giostra ferma, non fruita da nessuno: sembrava quasi una citta' fantasma di cui nessuno parla piu', descritta solo da qualche cartolina. Lo sfondo, la struttura solida in cui fluttua quella "citta' mobile" che come le grandi famiglie circensi, in quei giorni aveva abbandonato i tendoni.

Vedevo quegli edifici, quelle piazze vuote, quelle strade sgombre di ogni flusso vitale, solo come il contenitore di tutte quelle statistiche, di tutti quei numeri e percentuali che popolano e ogni tanto spopolano la citta'.

E mi ha fatto uno strano effetto leggere di me, di tutte le persone che conosco..e che non conosco in termini numerici. Mi ha fatto pensare che tutti quei numeri in fondo sono uomini, donne, vite che danno vita alla citta' stessa, che la fruiscono e che la rappresentano pero' in qualita' di cifre. La citta' stessa e' espressa in termini numerici, e' ridotta a mera "statistica".
Noi siamo le colonnine nere dei grafici.
Tre giorni fa ho tamponato un tizio al Paese dei miei...Lui e' sceso dalla macchina e la prima cosa che ha fatto, dopo aver guardato la macchina, e' stato chiedermi <<>> cioe' Chi sei? Chi e' la tua famiglia...Al di fuori di quel contesto, mi sento come parte di quell'1% di incidenti in ambito urbano!!!!!

Pertanto...
in qualita' di numero e facente sicuramente parte di una qualche statistica, ho reso in questi termini la mia percezione della citta', il mio rapporto con Roma. I numeri rappresentano il modo in cui ci si relaziona con un contesto che si percepisce come informe, massificato e soprattutto INDIFFERENZIATO. La propria identita' la si avverte tra le mura di casa, tra i propri affetti, a lavoro..........In un contesto generico piu' grande, come Roma, la si perde, la si mette da parte in favore di una identita' collettiva: la piu' comune e indifferente possibile.
Cosi questi numeri, che sono entita' linguistiche generiche, anonime e astratte, diventano significativi nella misura in cui rappresentano Roma, la sua linfa vitale, la "citta' mobile". Rappresentano la mia vita in relazione alla citta', un numero...come tanti altri numeri che e' una esistenza...come tante altre, dall'insieme delle quali viene fuori l'immagine di una metropoli, che potrebbe essere Roma......e potrebbe esserne tante altre.



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