INTERMEZZO 1.
Conoscendoci meglio e parlando del nostro modo di vivere, e di vivere la città, oltre al nostro punto in comune, l’università, abbiamo entrambi la passione per l’arte contemporanea, ma con differenze di gusto date dai nostri stili di vita abbastanza opposti. Entrambi facciamo i camerieri. Fino a qui molti punti in comune, ma quando iniziamo a parlare di altro, di svago, iniziano le differenze esorbitanti.
-Maurizio: centri sociali, rave, manifestazioni, ecc..
-Carla: locali pubblici notturni, latino americano, ecc..
Adesso prendendo in esame i personaggi da noi seguiti ne deduciamo:
-Uomo medio: lavoro, famiglia
-Vecchiette: casa, giretto ricreativo, pensione
-Signora religiosa: chiesa, famiglia, lavoro
-Prete: chiesa
-Giovanni ca chitarra: libertà, musica
L’unico punto in comune fra noi e le persone da noi seguite, ed in un certo qual modo schematizzate, è l’importanza che diamo alla famiglia ed al lavoro, punti determinanti della nostra società e quindi anche del nostro modo di vivere la città. Ci muoviamo all’interno della società (città) pensando già ai nostri obiettivi (anche se diversi) alle nostre responsabilità e doveri, e quindi automaticamente siamo incapaci di “perderci”. L’unico vero “perso” è Giovanni, lui, nel suo dolore o sua felicità non ha mete, nè obblighi, nè doveri, ma semplicemente la voglia di vivere alla giornata senza troppi pensieri, e sempre con una canzone stonata in bocca. Quindi, per perdesi realmente, c’è bisogno di essere “emarginati”? Uscire completamente dalle impostazioni dateci dalla società?
Maurizio Fusco, Carla Felicietti
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