lunedì 19 maggio 2008

Deriva03 • Della Calce, Fabrizi, Kornblum

Eccoci al nostro appuntamento: siamo a Piramide Cestia, dove il via vai di gente tra metrò e stazione ci travolge. I trenini per Ostia Lido sembrano abbastanza puliti e non troppo affollati, tutto sommato il nostro viaggio sembrerà piacevole. Partiamo.



Prima fermata: Tor di Valle.
Scendiamo, la stazione è rialzata su una collinetta e ci dà buona visibilità della zona circostante; sembra abbastanza tranquilla, c’è molto verde, e qualche palazzo piuttosto recente. Una stazione dei pullman proprio sotto la stazione.

Procediamo in avanscoperta.
La stazione ha un aspetto molto trascurato, ci sono pullman, furgoni, furgoncini, cartoni, tavoli aperti a banchetto e numerose persone radunate. Probabilmente, abbiamo pensato, da lì partivano i pullman per i paesi dell’est e lì si radunavano i viaggiatori portando scorte e acquistando il necessario per il viaggio.

Superiamo la stazione e troviamo una zona borghese: piena di centri commerciali, parcheggi, campi sportivi, zone verdi, scuole, qualche bancarella, negozi di vario tipo tra cui uno di arredamento. Ma voltato l’angolo per tornare in stazione rimaniamo a bocca aperta: una zona destinata al mercato, a giudicare dalle cassette di legno e la mondezza in terra.

Dei bambini che scorrazzano tra l’ambiente squallido. Guardiamo bene e vediamo un piccolo insediamento rom.
La zona è in tutto e per tutto di media borghesia, eppure, a Tor di Valle, convivono cittadini benestanti con situazioni di degrado umano, come se nulla fosse.


Seconda fermata: Lido Nord.
“Questa è Ostia?” è la prima domanda sgomenta che Laura pone a Mattia e Daniele.
E’ cresciuta a Roma, eppure ad Ostia non c’è quasi mai stata. Ci dice che si aspettava una zona meno sviluppata, eppure Ostia si presenta in tutto e per tutto come una cittadina in ottime condizioni. L’urbanistica recente le garantisce una qualità di servizi che difficilmente si può trovare a Roma. Numerosi negozi, strade ampie, la stazione della metro, scuole, giardini con tanto di giostre per i bambini.

Non dovrebbe essere male vivere a Lido Nord. Ma d’inverno riuscirà ad essere altrettanto interessante o si spegnerà come molte zone di mare? Ma ora non c’importa, ci godiamo il pomeriggio assolato, prendiamo un caffè, un gelato e continuiamo il nostro viaggio.

Terza fermata: Cristoforo Colombo.
Ci incamminiamo sulla lunga strada che costeggia il mare. Il panorama è immobile, orizzontale, il sole splende alto, respiriamo l’aria salmastra e camminiamo sull’asfalto sporco di sabbia. Cerchiamo disperatamente di scorgere il mare, superando uno stabilimento dietro l’altro, alla ricerca di una spiaggia libera o anche solo di una fetta di costa da goderci come panorama.

Percepiamo che è chiaramente lì, dietro le mastodontiche costruzioni degli stabilimenti, che gelosamente si contendono la spiaggia creando una muraglia all’esterno. Camminiamo ancora, coi nostri zaini in spalla e la consapevolezza che siamo lì, a pochi metri dal mare. Ci rammarichiamo per non aver portato con noi il costume.
Sembra un viaggio on the road, ma Cristoforo Colombo si rivela una meta che non cede soddisfazioni ai nostri eroi, solo una lenta e sofferente ricerca. Torniamo a prendere il treno, stanchi ed un po’ amareggiati.

domenica 18 maggio 2008

Deriva01 • Maio, Mancino, Meschino

Finalmente la nosta prima deriva, quella che ci ha tenuti di più impegnati, sia fisicamente che mentalmente. Da Largo Argentina, abbiamo scelto il nostro punto di partenza, quello che ci sembrasse il meno frequentato e con meno negozi che potessero impigliare la ricerca delle vittime. La cosa più banale che poteva capitarci (diciamo anche per semplificarci il lavoro) era di seguire degli stranieri, in modo da farvi perdere per strade che sicuramente noi non conoscevamo, visto che non siamo di Roma, e che nemmeno loro sapevano di conoscere, infatti come noi avvamo la nostra bella cartina, anche loro si soffermavano parecchio, non per prendere appunti, ma per vedere il percorso.
Una volta scelte queste persono verso le 11 e 25, loro si sono dirette subito verso il lato Nord-Ovest, di largo Argentina, che sarebbe stato quello più ovvio. Di li si è arrivati subito ad una piazzola, dove vi era una fontana di medie dimensioni (considerando quelle che ci sono a Roma) ma a parer mio molto inspiratrce, come lo potevano dimostrare anche gli artisti che vi erano in torno agraziati sulle pietre da pavimentazioni intenti a captare ogni particolare della statue presneti. Subito dopo si prosegue per un vicolo dove erano prensenti alcuni artigiani di cornici da quadri e anche delle esposizioni di vari artisti, a parer mio contemporanei. Alcune immagini le abbiamo scattate delle foto,(sempre al ritorno) propio nei punti dove i turisti si erano incuriositi e avevano filmato e fotografato.
Diciamo la scusa dei turisti, era per approfittare anche noi per vedere le meraviglie romane. Quindi si è proseguito verso il lungo Tevere, e mentre la nostra coppietta di turisti chiedeva informazioni, (come successe varie volte) noi ne approfittavamo per mettere apposto i nostri appunti, che comunque sono usciti incasinatissimi. Si era già capito dove volessero arrivare, quando fermandosi sugli scalini di una chiesa, avevano alle propie spalle gli sacvi dei Fori Paltini. Infatti dopo che hanno preso la disrezione sbagliata una volta, e con il rischie che scoprissero, hanno proseguito per il traggitto annunciato, quiandi verso il Teatro Marcella e poi per gli scalini che portano alla statua di Giulio Cesare. Un po di gironzolamento e poi verso la balconata che da sui fori. Sorte maligna, volle che i nostri inseguiti di punto in bianco, alle 12 e 22, si sono volatilizzati, forse perchè si erano accorti di noi e si erano scocciati di essere seguiti.

Conclusioni:
Il nostro perderci è stato piacevole, sotto tutti i punti di vista. Camminavamo spensierati, tanto sapevamo che a decidere per noi c'erano loro. Poi sapenodo anche che ci avrebbero fatto vedere una parte di monumenti di Roma, ci ha fatto rallegrare, approfittando anche della stupenda giornata di Marzo. Come dice il prof. Franceschini, e non posso che dargli ragione, il loro perdersi, era anche il nostro, che tramite la multimedialità, lo sarà possibile anche per voi...........Grande Idea.

P.S.
La mappa caricata, funziona cliccando sulle zone evidenziate che faranno apparire successivamente i punti di controllo delle singole foto.


Link alla mappa

Meschino Gianluca, Maio letizia, Mancino Vito

sabato 17 maggio 2008

Deriva03 • Guido, Gulli, Martignuni, Solinas

Sono le tre, piazzale Flaminio, ci avviamo verso la stazione ma ci accorgiamo che...nella ferrovia c'è un incendio e momentaneamente rimarrà chiusa, compito rimandato. Ritorniamo verso le quattro e partiamo per la nostra grande missione; le fermate che ci ha dato il professore non le conosciamo, non le conosce nessuno ma noi accettiamo l'incarico lo stesso!
prima fermata Saxa rubra...IL NULLA! Da una parte le strade e dall'altra il deposito dei bus della cotral; entriamo dentro la stazione per controllare la mappa dei treni e si riparte con la speranza di trovare qualcosa di piu interessante ...infatti seconda fermata gia si vede un po di natura in più, campagna e alberi con qualche palazzo.
Terza fermata è un po strana perche il treno si addentra in aperta campagna e ci siamo guardati come per dire: - ma dove stiamo andando??? -






partenza: i binari visti da dietro


durante il tragitto tra la fermata di euclide e Saxa Rubra


finalmente a Saxa Rubra (prima fermata)


Saxa Rubra


Prima porta (seconda fermata)


Stazione prima porta


Sacrofano (ultima fermata)


terza fermata

Simone Guido, Sara Gulli, Matteo Martignuni, Andrea Solinas

mercoledì 14 maggio 2008

Deriva03 • Longo, Marvardi, Migliore

Giovedì 8 Maggio
Cronache di un viaggio

Radunatici a porta maggiore ci informiamo subito se i nostri abbonamenti vadano bene per prendere il treno per Pantano; confortati dalle notizie: che non avremmo dovuto spendere altri soldi (questo viaggio inizia nel migliore dei modi) e che i treni si susseguono molto rapidamente, decidiamo di salire sul primo treno…DESTINAZIONE TOGLIATTI!

Arrivati a Togliatti notiamo subito un gran traffico per le strade; abituati alla nostra piccola città (Latina) questo quartiere ci appare come un luogo di passaggio; decidiamo di fare passeggiata verso il luogo meno trafficato: una pista ciclabile che passa in mezzo ad un parco. Questa pista taglia in tutti i sensi il parco, costituito non da erba normale, ma geneticamente modificata talmente è alta, dopo qualche metro passati in mezzo al ‘bosco’ ci viene la brillante idea di prendere il ciocco d’erba, il più alto (decisamente più alto di noi tre); proseguendo notammo con stupore la presenza di giardinieri nel tentativo di ‘bonificare’ l’area. Continuando la nostra escursione ci accorgiamo che la nostra idea di base (ovvero di un quartiere fantasma) era sbagliata: un po’ per la presenza d’un acquedotto romano, un po’ per l’erba ora divenuta corta, grazie all’intervento dei giardinieri, ora il quartiere ci appare molto più accogliente, notiamo non più soltanto il gran traffico (dovuto anche all’ora) ma delle palazzine e villette; insomma ci troviamo in un quartiere residenziale di Roma e noi nemmeno ce ne eravamo accorti. A questo punto non ci resta altro che tornare alla fermata del treno per proseguire il nostro viaggio.
Torniamo indietro lungo la strada d’andata, arriviamo ad un passo dalla fermata, solo un semaforo ci divide, in lontananza vediamo il nostro treno in arrivo, iniziamo ad aver paura che il verde non scatti prima dell’arrivo del treno…il tempo scorre lentamente, c’è tensione nell’aria, il treno è sempre più vicino…così vicino che è arrivato ed è anche ripartito e noi lì a pochi metri impossibilitati a muoverci siamo costretti a vederlo andar via senza di noi…
Dopo una sosta (forzata) di circa 20 minuti (in cui inspiegabilmente sono passati ben 2 treni per la direzione opposta la nostra) arriva il nostro treno che ci porterà a Torrenova.



Durante il viaggio notiamo che da tram il treno si sta trasformando lentamente in metropolitana , nel senso che adesso il treno ci appare vada più veloce, la sua linea non si intreccia più con quella delle strade, non è più costretto a fermarsi ai semafori, anche le stazioni cambiano aspetto da semplici fermate diventano piccole stazioni; mentre notiamo tutto questo ci accorgiamo che siamo giunti alla fermata prestabilita.

Scendiamo e notiamo una bella stazione, tutta nuova, già ci immaginiamo in che bel posto siamo capitati (“che fortuna oggi, ci è andata veramente bene” disse il saggio Mattia).
Arrivati all’uscita della stazione abbiamo un dubbio… usciamo a destra o a sinistra? lasciamo decidere al fato…si ma come?! Semplice facciamo girare Luca ad occhi chiusi, quando si fermerà noi sapremo dove andare…idea geniale oserei dire…il fato ha deciso uscita lato destro.
Scesi le scale ci accorgiamo della grande strada che corre parallela ai binari, iniziamo ad incamminarci e continuiamo a non notare altro che traffico accompagnato da erbaccia (qui a Roma per caso c’è qualche pregiudizio nei confronti del prato all’inglese?!). Questa fermata ci delude, siamo stati trasportati dalla città alla periferia senza che ce ne fossimo accorti, a questo punto decidiamo di tornare in stazione e tutti tristi ci incamminiamo per le scale ed è proprio qui che notiamo il nostro treno che va via senza di noi… ci toccherà aspettare di nuovo.




Giunti a Pantano la prima cosa che notiamo (data anche la posizione d’altezza rispetto a ciò che ci circonda) sono i campi e le pecore (ma stiamo ancora a Roma?). Se prima ci trovavamo in periferia ora stiamo decisamente in campagna, infatti qui non si vedono macchine bensì trattori. Le poche abitazioni e persone che si incontrano non ispirano molta fiducia, la struttura più grande che notiamo è una pompa di benzinaio con un bar adiacente, qui Alessia decide di sperimentare un panino a suo rischio e pericolo...è buono, lo sperimento è andato a buon fine.
Dopo una piccola perlustrazione decidiamo di tornare alla stazione, salendo le scale (elettriche e per di più con accensione a fotocellula! Non se lo sarebbe aspettato nessuno) notiamo che per l’ennesima volta abbiamo perso il treno (unica grande costante di tutto il viaggio), questa volta siamo veramente amareggiati, siamo stanchi ed abbiamo un unico desiderio…tornare in un posto conosciuto, dove possiamo orientarci.



Preso il treno che ci riporta nel mondo conosciuto abbiamo iniziato a scattare foto come da consegna, purtroppo non le posso mettere qui altrimenti occupo tutto il blog.

Alessia Longo, Mattia Marvardi, Luca Migliore

lunedì 12 maggio 2008

Mappa Mentale • Luca Martelli

Ci ho messo quanto un mese, due mesi, per scegliere cosa meglio mi localizzasse nello spazio? Ho provato di tutto, ma niente in grado di definirmi, niente in grado di farsi bardo della mia personalità e della città che vivo.
Poi.. una foto e si risolve tutto.
Scattata molti mesi orsono, intorno a gennaio più o meno, sfogliando l'archivio mi è balzata subito all'occhio e mi sono detto: questa è la mia mappa.
L'interpretazione c'è, ma ci vuole un occhio attento per scovarla.

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Deriva03 • Martelli, Martelli, Matera

Mercoledì 7 maggio, prima mattinata.
Flaminio - Due Ponti - Labaro - Sacrofano

E' un viaggio, una scampagnata programmata, una disattenzione.
E' un po' di tutto e niente.

Ci incontriamo tutti e tre a Flaminio intorno alle 10.15, convalidiamo l'abbonamento, saliamo sul treno e si parte.
Le fermate si susseguono rapide, il treno dovrebbe impiegare poco meno di mezz'ora a fare tutta la tratta prevista, se non fosse che dobbiamo usufruire di due treni, uno urbano, l'altro extra.
Lo scambio avverrà a Prima Porta e non dettaglieremo in alcun modo quella breve sosta, perché fuori dal programma della deriva.

La prima è Due Ponti, da noi rinominata "Du Cose".
Non c'è praticamente nulla se non qualche prefabbricato, un ponte, la ferrovia, due o tre case, una pista ciclabile.
Ci soffermiamo il giusto, guardiamo attorno, scattiamo qualche foto, i nostri stessi discorsi quasi alienano quel "loco" sperduto, anche se troppo vicino al centro di Roma. Onestamente io e mio fratello già non sappiamo più dove siamo finiti, Matera invece riesce ad orientarsi molto meglio di noi e ci racconta di sue escursioni in bici e poco altro.

Se immaginiamo Roma come il centro della cultura di un Impero, questo posto possiamo inquadrarlo come il suo ripostiglio, la discarica, il magazzino.
Poca roba, veramente poca roba.

Il treno seguente è a poco meno di 8 minuti, lo prendiamo al volo pur di scappare da qui.

Labaro, la città della.. di.. qualcosa.
Corre sopra il GRA, noi sotto allibiti da quanto si possa raccogliere in poco, palazzi che si susseguono e negozi, da ferramenta a rosticcerie ad un Hotel, il "4 Pini" (ci sono quattro pini davanti piantati, la fantasia che strani scherzi che fa, eh?).

Ma dove ci hanno mandato?

Mangiamo alla rosticceria: 5.50 euro di pizza con pomodoro a fette e mozzarella, buona per carità, ma sempre 5.50 euro.
Tentiamo anche di chiedere alla ferramenta se hanno il filo NiCr, ma quasi ci ridono in faccia.
Ma è così divertente?

Scattiamo anche qui varie foto e al nostro ritorno alla stazione ci sorprende un.. una.. diciamo un aneddoto, ma non mi sembra il contesto adatto a parlarne.
Possiamo accennare ad uno strano "inseguimento" ai nostri danni.

Rimontiamo e ci dirigiamo a Prima Porta, li scendiamo e aspettiamo la coincidenza dell'extra-urbano che ci condurrà alla meta agognata: Sacrofano.

Arriva puntuale, saliamo e subito ci tocca scendere.
Siamo sorpresi, per la seconda volta, incontriamo un altro Gruppo e ci scambiamo esperienze, racconti, facciamo due chiacchiere insomma e osserviamo cosa abbiamo attorno a noi.

Una stazione, grazie.
Una ferrovia, grazie.
Un bel po' di pini.
Una proprietà privata dalla quale ci teniamo alla lontana (sparano?).
Un ristorante in lontananza con parcheggiata al suo esterno una Ferrari 360, identificata dagli appassionati del Gruppo. Nera.
Un capo-stazione e qui stava per scattare la denuncia: abbiamo raccontato tutto il lavoro che dovevamo compiere e ci è stato detto che sarebbe stato doveroso chiedere prima l'autorizzazione alle Ferrovie dello Stato, per i problemi di terrorismo che oramai incombono. E' così gentile però che ci fa fare il nostro lavoro, come noi con dei video lo riprendiamo nel suo (i video non verranno postati per difficoltà di compresione dei dialoghi. Si, vabbè, mo si dice così..).
Addirittura c'è uno scambio vecchio tipo, fantastico, con la paletta rossa e bianca e il meccanismo a leva manuale.
Ok, siamo fuori dal mondo.
Non abbiamo visto passare un solo autobus e così decidiamo solo di perlustrare la zona.
Fotografiamo il bagno, un vecchio forno con rifiuti umani, scherzo, al suo interno e via così.
Ci scappa anche una bella foto ad una rosa, o presunta tale.

Il treno è in ritardo di 18 minuti, ci avevano avvertito di questo, lasciamo così questo luogo un po' Sacro e un po' Profano (questa era pessima, scusate) e torniamo indietro.

Qui termina la nostra narrazione, le foto a ripetizione sono allegate con dei pdf, c'è il file delle foto di destra e quello delle foto di sinistra, più un file che raccoglie tutte le foto in ordine delle tre stazioni.

Buona visione.
Fermate
Destra
Sinistra

Sono sprovvisto di uno spazio personale dove caricare i file, quindi dovete scaricarli per leggerli, se qualcuno ha un uno spazio che permetta di visualizzarli come file può cambiare il codice. Contatterò comunque il prof. per risolvere il problema.

Luca Martelli, Andrea Martelli, Andrea Matera

venerdì 9 maggio 2008

Deriva03 • Maioli, Mazzenga, Morbioli

Sono le 11.00 a Piazzale Flaminio, guardando l'orario dei treni ci poniamo una domanda: "Come fanno i pendolari che abitano fuori Roma a tornare a casa prima delle 12.20??" A differenza dei treni urbani, quelli extraubrani si contano sulle dita...
Ci avviamo alle due fermate urbane: Due Ponti e Labaro. La prima ci si presenta divisa in due: da una parte troviamo le industrie, dall'altra il verde separate da una pista ciclabile.
La seconda fermata, Labaro, la troviamo spoglia e desolata. Poche case, pochi negozi e un tratto del Raccordo Anulare e un RastaMan che salta alla viste delle nostre magliette.
Da Labaro ci siamo diretti a Prima Porta per prendere l'extraurbano per arrivare a Sacrofano. Una volta arrivati ci siamo trovati nel Deserto dei Tartari, con le balle di fieno che ci rotolavano davanti...il che è tutto un dire! Eravamo affamati e stremati, e l'unico bar esistente nelle vicinanze diceva "Giovedì riposo settimanale"! Così aspettiamo 45 minuti il treno per tornare a Flaminio. Da qui partono gli scatti ogni 30 secondi…












giovedì 8 maggio 2008

Deriva03 • Macrì, Mancini, Marchetti, Macci


(il video è anche su youtube al link http://it.youtube.com/watch?v=I3-YISjpEto)


Appunti: via eleniana, sant'elena... e che è! il trenino l'abbiamo preso da porta maggiore dopo il colloquio con un pazzo (mentre silvia cerca invano alex a termini, poi fa amicizia con due conducenti dell'atac e alex intanto sta a casa che dorme). Sul treno c'è puzza di bruciato però è veloce (!) e arioso
fermata ALESSI?!!? AH PROF MA CHE CE L'HAI FATTO APPOSTA?
Scendiamo a balzani, che non esiste...e invece no! esiste..sono 2 le fermate per centocelle!

Mentre Silvia e elena si divertono a scaricare le batterie dell’unica digitale rimasta viva dato che l’altra non funziona più, si analizzano i cartelloni pubblicitari nelle vicinanze.
E pensare che se prendevamo la roma viterbo stavamo dietro casa d'Alessio, potevamo fasse il pranzo a casa sua..era così a portata di mano... (già già)

CENTOCELLE: sottopassaggio vietato! ancora un altro! attraversiamo le rotaie rischiando la vita attorno ci sono distese di campi, un edificio in costruzione, è impossibile uscire dalla stazione! troviamo un sottopassaggio aperto, e scopriamo il perchè del nome della stazione: è pieno di celle sottoterra! la stazione è zozza e puzza di evacuazioni umane.
elena : questo è un altro mondo!
Tutti i ragazzi hanno l'orecchino e le sopracciglia depilate per incattivire il viso (secondo silvia sono osservazioni dettate dai pregiudizi)

S.ANTONIO: abbiamo fame, chiediamo informazioni a 2 signore che dicono "se vai dritto e poi giri a sinistra c'è la piazzetta con la pizzeria che ha aperto er fijo de rosanna" (informazione successivamente confermata a silvia da una sua amica che frequenta quei posti).
Partita a calcetto, scuole, case piu carine, persone cordiali, no scritte sui muri, parchetto tenuto bene, banca, via degli orafi, gente acchittata inutilmente.
cerchiamo PIZZA IN PIAZZA
Intervallo con pizza tonda, pasta col pepe , finta allergia al pepe, sostituzione con lasagne, mottarello rotto e schifosamente giallo (elena non ha un buon rapporto col cibo)..si parla delle proprietà curative dell'oro, di come si rompono le chiusure centralizzate e probabilmente di altro.

GROTTE CELONI: E' UNA STAZIONE VERA!!!finalmente non siamo dispersi nel nulla, attorno alle rotaie c'è una costruzione!
Tutt’a un tratto ecco due perle di saggezza: "adoro bere, soprattutto quando ho sete" Elena e "taccuinotto non andare via" intonata da Alessio vedendo il taccuino spostarsi spinto dal vento.
siamo in una vera e propria periferia, la città adesso è cambiata, si notano molte più aree verdi e meno costruzioni rumorose.

Al ritorno assistiamo alla più bella telefonata d'amore della storia "PRONTO AMO'...STO A CASA!!( con il casino infernale del treno per sottofondo) SI SI STO A CASA, TU FA COME TE PARE, VA A RIMORCHIA'.. VA NDO TE PARE, PE' ME POI ANNA' PURE AFF######!

La giornata termina con alessio che legge "romana modernità" invece che "roma moderna" e elena capisce "romana maternità"... che siano effetti collaterali della deriva?


“Più ci allontanavamo più si percepiva il distacco dal centro, dalla roma conosciuta. A Sant'Antonio c'era più un’aria da paese che da città, a Grotte Celoni invece il centro abitato era proprio assente, per lasciare più spazio alle strade e agli esercizi commerciali.
Probabilmente la maggior parte delle brutte impressioni soprattutto a Centocelle sono state dettate dai pregiudizi che si hanno su quella zona. Perché , ad esempio, sul treno non c'erano soltanto loschi figuri con orecchini e sopracciglia depilate, ma anche anziani signori e signore che se ne stavano tranquilli e sorridenti chiacchierando tra loro, o mamme con i loro bambini..Di sicuro però non erano luoghi "accoglienti", anche solo per la difficoltà ad uscire dalla stazione..
Grotte Celoni è stata una bella sorpresa, ambiente tranquillo, gradevole e tante care persone.”

"Credo che non si possa "entrare" davvero in un quartiere, nelle sue modalità senza viverci per un pò di tempo. quello che possiamo riportare da questa "giornata-finestra" durante la quale ci siamo semplicemente affacciati su luoghi diversi è solo una prima impressione e delle constatazioni che risentono sicuramente dei nostri pre-giudizi su determinati quartieri.
La nostra prima tappa, Centocelle, ci ha fatto esprimere giudizi per lo più negativi, le scritte sui muri (che a pensarci si vedono ovunque) era come se fossero più volgari, le strade meno curate e i palazzi (forse unica cosa oggettiva) più sporchi,malandati. Non ci siamo addentrati nelle viuzze interne perché non vedevamo l’ora di andarcene da li (eccesso di "snobbismo"?! chissà).
La seconda tappa, S. Antonio, già ci è piaciuta di più, forse perchè eravamo entrati nello spirito della deriva, o forse semplicemente perchè si presentava ai nostri occhi un minimo più curata e perchè le persone a cui abbiamo chiesto indicazioni per una pizzeria (necessaria a quell'ora) si sono rivelate cortesi e ci hanno messo di buon umore. Le strade ci sembravano improvvisamente più curate, camminando per via degli orafi non guardavamo più le scritte sui muri ma le scuole, le piante e i parchetti con i bimbi che giocavano. Poi il gentile proprietario di "pizza in piazza" ci ha sfamati e a quel punto eravamo decisamente soddisfatti, anche se col cibo nello stomaco cominciavamo ad accusare i primi segni della stanchezza."





Alessandro Macci, Alessio Macrì, Elena Mancini, Silvia Marchetti



Clicka sulle immagini per ingrandirle ;)

Intermezzo • Felicietti, Fusco

INTERMEZZO 1.

Conoscendoci meglio e parlando del nostro modo di vivere, e di vivere la città, oltre al nostro punto in comune, l’università, abbiamo entrambi la passione per l’arte contemporanea, ma con differenze di gusto date dai nostri stili di vita abbastanza opposti. Entrambi facciamo i camerieri. Fino a qui molti punti in comune, ma quando iniziamo a parlare di altro, di svago, iniziano le differenze esorbitanti.
-Maurizio: centri sociali, rave, manifestazioni, ecc..
-Carla: locali pubblici notturni, latino americano, ecc..
Adesso prendendo in esame i personaggi da noi seguiti ne deduciamo:
-Uomo medio: lavoro, famiglia
-Vecchiette: casa, giretto ricreativo, pensione
-Signora religiosa: chiesa, famiglia, lavoro
-Prete: chiesa
-Giovanni ca chitarra: libertà, musica
L’unico punto in comune fra noi e le persone da noi seguite, ed in un certo qual modo schematizzate, è l’importanza che diamo alla famiglia ed al lavoro, punti determinanti della nostra società e quindi anche del nostro modo di vivere la città. Ci muoviamo all’interno della società (città) pensando già ai nostri obiettivi (anche se diversi) alle nostre responsabilità e doveri, e quindi automaticamente siamo incapaci di “perderci”. L’unico vero “perso” è Giovanni, lui, nel suo dolore o sua felicità non ha mete, nè obblighi, nè doveri, ma semplicemente la voglia di vivere alla giornata senza troppi pensieri, e sempre con una canzone stonata in bocca. Quindi, per perdesi realmente, c’è bisogno di essere “emarginati”? Uscire completamente dalle impostazioni dateci dalla società?

Maurizio Fusco, Carla Felicietti

Deriva03 • Lillo, Luciani, Marinucci, Micheli

Roma-Viterbo Fermate: Grottarossa,La Cesla,Sacrofano Gruppo C

Ebbene si...siamo sopravvissuti...la nostra storia inizia in una mattina soleggiata...i nostri protagonisti si incontrano alla stazione Roma nord a Flaminio, prendono il treno urbano e dopo un attimo si ritrovano a grottarossa...ma cosa c'è a Grottarossa?...NULLA...da una parte la strada dall'altra il parcheggio...ma i nostri eroi trovano comunque qualcosa da fotografare
il resto delle foto ve le risparmio...







...dopo Grottarossa è arrivata La cesla....ma neanche questa volta i nostri eroi sono stati fortunati...la stazione è sullo stile della prima...

per arrivare a Sacrofano è stato necessario un cambio, scendere a prima porta e aspettare il treno extra-urbano....ed ecco...Sacrofano, mini stazione sperduta nella campagna romana con un capo stazione che ha preso in simpatia i protagonisti( prof. sa che per fare le foto bisognava chiedere un permesso? Abbiamo rischiato molto...)




...carina vero??? il ritorno è stato segnato dal 3..2..1..foto di un collega di un altro gruppo..eheh..le foto dei 30'' non le metto perchè occupano tutto il blog quindi vedremo in seguito...